Cenni Storici
Nel 1617 Viareggio fu destinata a sede di Vicaria per le località che fiorivano sulle colline alle sue spalle e iniziò ad ingrandirsi tanto che, nel 1701, il Consiglio generale della Repubblica Lucchese lo dichiarò "Comunità", dando agli abitanti il diritto di riunirsi in consiglio per decidere propri provvedimenti. Lo sviluppo di Viareggio, però, procedeva con difficoltà, perché nella zona retrostante continuava ad estendersi una vasta zona paludosa. Allora Lucca decise di intraprendere una radicale bonifica del territorio, incaricando l’ingegnere veneto Bernardo Zendrini di risolvere il grave problema. Furono così ideate speciali cateratte sul Canale Burlamacca per regolare il flusso e il deflusso delle acque e fu intrapreso il totale abbattimento della macchia palustre.
Dal 1741, anno in cui terminarono i lavori di bonifica, la malaria cominciò a diminuire progressivamente, fino a scomparire del tutto. Un altro grave problema sorse, però, per il fatto che la vegetazione abbattuta non creava più protezione per le colture dell’entroterra, violentemente spazzate e danneggiate dal vento di mare. Ecco che venne deciso di innalzare lungo la spiaggia una barriera artificiale, una striscia di bosco a pini: le future pinete di Viareggio, incomparabile oasi di verde, l’una – quella di Ponente – inserita ora nel tessuto urbano e l’altra – quella di Levante – lussureggiante di vegetazione, costituita in Parco naturale con i territori di Massaciuccoli, Migliarino e S. Rossore. Viareggio richiamò gente dalle località vicine e anche molte famiglie nobili lucchesi si stabilirono nella zona. Il paese si ampliò, le attività di pesca, cantieristica e marineria velica assunsero notevole importanza, tanto che nel 1819 la duchessa di Lucca Maria Luisa di Borbone decretò la costruzione della prima darsena e nel 1820 elevò Viareggio al rango di "città". Nel 1822 la principessa Paolina Bonaparte Borghese, sorella di Napoleone, fece costruire vicino alla riva del mare una graziosa villa, in cui soggiornò nei suoi ultimi anni di vita.
Era l’inizio di una nuova stagione per Viareggio, quella caratterizzata dall’usanza dei bagni di mare: per la bellezza della spiaggia, per la felice posizione geografica, per il senso di ospitalità degli abitanti, la città si avviava ad essere un centro balneare rinomato. Nel 1828 furono costruiti i primi stabilimenti: il Nereo per gli uomini, il Dori per le signore, in ossequio alla morale del tempo, che proibiva il bagno promiscuo. Intorno al 1860 sorsero grandiose strutture balneari su palafitte: il bagno Nettuno, il Balena, il Felice, l’Oceano e via via tutti gli altri, dal Canale alla Piazza Mazzini. Accanto alle modeste case del popolo si elevarono quelle signorili e l’espansione urbanistica si spostò dall’antico nucleo stretto attorno alla Torre Matilde verso il mare e lungo la spiaggia. All’inizio del Novecento la città era già la "Perla del Tirreno", un centro mondano, culturale e turistico apprezzato in tutta Europa e caratterizzato da una particolarissima architettura sospesa tra eclettismo e liberty.Nel corso della seconda guerra mondiale violenti bombardamenti distrussero interi quartieri, provocando centinaia di vittime tra i civili, ma – nonostante le immani ferite – Viareggio seppe subito risorgere, ricostruendo case, alberghi, cantieri e attrezzature balneari.